Le opere grafiche di Castiglioni
La grafica pubblicitaria, debitamente riconosciuta come forma d’arte, è ben rappresentata nei lavori di Luigi Castiglioni (1936 – 2003), assiduo frequentatore di Bormio.
Si tratta di opere che colgono l’attimo, che propongono un messaggio facilmente assimilabile, ottenuto grazie ad un mix di virtuosismo tecnico e intuito simbolico. Il tratto distintivo di Castiglioni emerge nella sua capacità di restituire la natura idealizzata, filtrata da un universo onirico e magico con reminiscenze surrealiste.
Sono maquette che inneggiano alla montagna, allo sport, al paesaggio piacevole e sereno declinato secondo il momento della stagione: fiori e prati (Bormio, estate - 2002) propongono un ambiente fantastico, idilliaco, mentre il gelo della neve (Bormio, inverno - 2001) viene riscaldato dai colori caldi del sole, intrappolati nel gioco grafico offerto dalla lettera V, sintesi metaforica del nome della valle.
La rinascita dopo la devastazione della frana del monte Coppetto (Valtellina, la Volontà di Vincere- 1987) viene mutuata dallo sport, dal turismo e dalla natura: nel calice di un fiore che sboccia si adagia il monte Vallecetta, mentre uno sciatore lo attraversa, sorvolandolo.
Il gran Zebrù (La cattedrale del gran Zebrù - 2000), montagna simbolo del Bormiese, è sacralizzato e come una cattedrale gotica abbellito da rosoni, finestre e dettagli architettonici. Infine, la cuspide dell’Albigna (Fiamma d’Albigna - 2000) è vista come una fiammella che diffonde tutt’intorno calore. Metafora, metonimia, simbolismo sono la cifra espressiva che si coglie nelle felici affiches del maestro.